Già... in Paradiso si è così: ambulanti: si va e si viene.
Gira e rigira, potremmo dire... Un circolo vizioso? No,
assolutamente. Qui, se passi in una situazione e se poi ci
ripassi, non la trovi più uguale, né più tu sei lo stesso.
Cambia quella, e cambi tu.
È sì un gira e rigira, un ambulare avanti e indietro, ma
in una continua progressione. È una processione progrediente.
Ogni giro e rigiro ti avvicina di più al Cuore del
Paradiso, ogni andare avanti e indietro (rispetto a che
cosa?) ti fa sentire meglio la tua appartenenza al
Pellegrinaggio. Sta di fatto che in Paradiso c’è vita, anzi,
vitalità; meglio ancora: vivacità. Non ce n’è uno che sia
fermo. Tutti si muovono in una esperienza vivificante di
gioia. In questo senso, c’è l’impressione che ci sia come
un po’ di vento, una brezza.
Ma non c’è: è il fatto che vedi e vivi tutto in movimento.
Tutto ambulante. Lo stesso riposo (se così si può chiamare
l’impressione di essere sereno e stabile) è occasione
di una ricarica effervescente che ti fa gioire. Non c’è mai
il riposo assonnato e incosciente, qui. In Paradiso si è sempre
ambulanti: pellegrini.
Lui che mi è accanto, ad esempio, nel suo sorriso sembra
come voler trattenere quella sovrabbondante gioia che
gli sprizza dagli occhi perché troppa, infinitamente incontenibile.
In questo senso, vedo che Lui cammina, anzi, corre,
anche quando è lì di fronte a me e mi fissa negli occhi.
Non è mai fermo, Lui, nemmeno allora. E questo ti avvince,
ti coinvolge come un invito a festa, a percorrere con
Lui, attraverso di Lui, le innumerevoli strade del Paradiso,
ambulanti, con tutto e senza niente, a spasso cercando
Colui che ci cerca, camminando senza fatica e senza riposo,
sostenuti da una terra che ti viene a mancare sotto i
piedi. Camminare per il Paradiso ti fa bene: all’anima e al
corpo. Anche al corpo.
Ti fa sentire che il corpo non è un peso, ma il segno
della concretezza, dell’esserci davvero, del muoverti e del
muovere la situazione nella quale sei. Con il corpo segni e
disegni tutte le realtà che vuoi del Paradiso. Diventi sempre
più, insomma, creatore di situazioni e regista di eventi
e di divertimenti.
Con il corpo ti accorgi che puoi toccare con mano il
Paradiso, e che il Paradiso è molto più concreto di te. Una
cosa che mi ha colpito, qui in Paradiso, è il fatto che nessuno
si tocca, né si da la mano, né si abbraccia. Mi è parso,
al primo momento, di essere tra gli ‘intoccabili’.
Nel procedere del cammino, ho intuito e iniziato a
vivere questo nuovo rapporto, finora impensabile, che
regola il Paradiso: ci si tocca e si comunica con il corpo,
ma alla maniera di Colui che è il Paradiso. Io e Lui accanto
a me, mai neppure ci siamo sfiorati. Eppure entrambi
abbiamo un corpo.
A poco a poco ho imparato come filtrare la percezione,
i sensi, tra me e Lui; e la sensazione è molto più che concreta.
Non so come sia di preciso; anche perché, intanto, il
mio corpo è molto diverso dal corpo di Lui: il mio è ancora
mortale, il suo immortale ed eterno.
Però, l’intuizione dello scambio c’è stata, e sono sicuro
che Lui non solo sente e percepisce con il suo corpo il
mio, ma che è anche in contatto con tutti gli altri corpi in
Paradiso. In Paradiso c’è di bello che puoi stringere la
mano a chi si trova chissà dove in quell’infinito, e sentirsi
posare la mano sulla spalla da chi si trova - usando una
misura umana - a migliaia di anni luce.
Per di più, non uno e poi un altro, ma contemporaneamente!
Ecco, ecco... adesso, per esempio, sento stringermi
la mano, a mo’ di congratulazione, da Lui e da tutti quelli
del Paradiso. Sorrido e ricambio.