Me lo sentii vibrare dentro, improvviso e sfolgorante,
chiaro e intenso, profondissimo nella dolcezza e nella
severità, come un fulmine a ciel sereno, questo suo imperativo
e invito.
Mi scoprii subito impreparato.
Cercai di riprendermi, guardandomi attorno, volgendomi
indietro, scrutando vicino e lontano, dove fosse il ‘da
leggere’.
Ma né libro né altro di leggibile trovai se non, dopo
l’alquanto vagare dei miei occhi, i suoi: i suoi occhi, nei
quali, deponendo il mio sguardo rassegnato e ormai sfiduciato,
come a una resa, cominciai ad intravedere... sì, a
leggere: la mappa del cielo, l’alto e il basso, l’ampiezza e
la profondità, il passato, il presente e il futuro di quello
che era il Paradiso.
Ma com’era possibile, in quelle due pupille azzurre trasparentissime,
vedere e intravedere, leggere, rileggere e
ripassare a mio piacimento, nella semplicità, quello che da
sempre, fino ad allora, avevo ritenuto l’impossibile, il
misterioso e l’inafferrabile, il mondo dell’inaccessibile?.
“Sì, è possibile, ora” mi disse Lui.
“È questo dunque il Paradiso?” chiesi con trepidazione,
senza distogliere lo sguardo da quelle pupille nelle quali
mi affascinavo sempre più a contemplare quei mondi.
“Sì” rispose, accennando un dolce sorriso. “Ma... così
semplice il vederlo... il viverlo... l’esserci dentro?”. “Sì,
così semplice, perché originale”. “Se gli uomini sapessero...”.
“Lo sapevano, all’origine. Poi lo hanno dimenticato.
Peccato!”.
“Ma... il Paradiso... si legge, si vede e si vive così?
Attraverso lo sguardo?”.
“Attraverso il semplice sguardo” rispose con un sorriso
ancor più illuminato. “Ma allora - continuai sempre più
interessato a ciò che vedevo, vivevo e sentivo - il Paradiso
ci potrebbe già essere, sulla terra, tra gli uomini... basterebbe
riscoprirlo così!”.
“Sì, così: leggendolo, attraverso lo sguardo”. “Lo
sguardo - ripetei piano la parola - ...gli occhi...”. “Sono
come una goccia d’acqua dell’oceano: in quella goccia
puoi intravedere, rivedere e intuire cos’è l’infinito”. “Ma i
tuoi occhi... sono più di una goccia! Io vedo e vivo già
tutto!...”.
Sorrise pacatamente: “...Tutto quello che ti è dato di
vedere adesso, qui, attraverso di me.
Ma non è ancora tutto.
Tutto il Paradiso lo vede pienamente solo Colui che è il
Paradiso”. “...E chi è questo Colui?” chiesi subito, cercando
già la risposta negli infiniti di quegli occhi. Sorrise
ancora, come divertito dal mio atteggiamento: “Ricorda
che tu sei un pellegrino, un cercatore, uno che fa delle sue
risposte un cammino”.
Sostai nel suo sguardo, lasciando scorrere quegli innumerevoli
ed affascinanti universi che contemplai in silenzio,
per un bel po’.
Poi chiesi: “Ma anche tu, qui, sei un pellegrino?”.
“Tutti, noi del Paradiso; in modi diversi, con la stessa
gioia”. “Ma questa non era la meta?...”.
“Sì, ma infinita: senza mai fine. Tu forse la vedi ora nei
miei occhi una meta?”. “No... vedo susseguirsi delle infinità
meravigliose... ma una meta, no... no”. “È il
Pellegrinaggio gioioso del Paradiso quello che vedi. Noi lo
stiamo vivendo nell’eterno. A te che vivi ancora nel tempo
è dato in dono in questo momento: nel tuo presente”.