Essere in Paradiso non è una realtà statica. È dinamica,
perché il vivere qui ti conduce alla coscienza sempre più
profonda di generare, vivificare e far crescere la tua realtà
e anche quella attorno a te.
Il cammino pellegrinante è una seminagione di sempre
nuove realtà paradisiache. In questo senso, in Paradiso
non si finisce mai di scoprire. Di scoprire chi sei, cos’è la
realtà in te e attorno a te, chi sono coloro che condividono
con te questa esperienza eterna, e soprattutto chi è Colui
che è il Paradiso. Essere in Paradiso significa giungere
sempre più ad assimilarsi con Colui che è il Paradiso.
Una unità, questa, prolifica; una unione generante,
come quella di due sposi che generano, attraverso la loro
unione di amore, nuovi figli. I nuovi ‘figli’ che entrano in
Paradiso non sorgono dalla terra, ma dallo stesso Paradiso,
nel quale si semina e si fa crescere la loro offerta di salvezza
quale dono da accogliere. La salvezza non parte
dalla terra, ma dal cielo; o meglio, dal Paradiso.
In questo senso, vi è sempre un collegamento reciproco
tra Paradiso e terra, uno scambio vicendevole di attese,
di doni, e un Pellegrinaggio nei due sensi.
Finchè la terra esiste nella sua finitezza, avviene un
Pellegrinaggio che parte, in Paradiso, dal Cuore di Colui
che è il Paradiso, per giungere continuamente sulla terra
proponendo all’uomo di essere a sua volta pellegrino
verso il Paradiso; di essere già, in questo modo, in
Paradiso. Guardando a Lui che è accanto a me, posso proprio
dire di vedere l’incarnazione di questo duplice
Pellegrinaggio: considerando come Lui indirizza me al
Paradiso e nello stesso tempo porta il Paradiso verso di
me. Chi vive in Paradiso è anche sulla terra, pellegrino, a
proporre di orientare tutti e tutto al Paradiso.
E in Paradiso non si giunge né col potere, né con l’avere,
né col piacere, né con il fare. Al Paradiso si giunge con
l’essere. Chi è si avvicina sempre più a Colui che è il
Paradiso, e fin già sulla terra. Tante persone hanno realizzato
e richiamato nel loro essere il Paradiso, già sulla
terra, prima ancora di vivere eternamente nel Paradiso.
Questo scambio d’essere tra Paradiso e terra ci fa sentire
partecipi di un unico destino, di un unico mondo, di un
unico incontro, di un’unica meta: Colui che è il Paradiso.
Anche tra Lui e me che gli sono accanto avviene questa
miscelazione, questo scambio d’essere, questa esperienza
che, da parte mia, posso definire come un’essenziale dialisi
della vita dell’anima.
Ogni volta che, pur dalla terra, innalziamo l’offerta
della nostra vita verso il Paradiso, ne veniamo purificati e
ritemprati, in attesa di una esperienza di condivisione vitale
ed eterna, offertaci da Colui nel quale e dal quale sgorga
il ‘sangue’ che circola nel Paradiso: la gioia.
E mentre sulla terra si cerca di porre attenzione all’essere,
qui in Paradiso si impara sempre più ad essere attenti
al modo di essere, allo spirito con cui si è. E si comprende
come le stesse cose, vissute con uno spirito diverso,
cambiano enormemente di prospettiva e di valore, in noi e
attorno a noi. Essere in Paradiso o essere sulla terra, in
fondo, può essere la stessa realtà.
Ma il modo di essere qui o sulla terra fa cambiare tutto.
Colui che è: se lo consideri dal punto di vista della terra,
con il modo e lo spirito dell’uomo, ti dice poco o niente.
Ma se consideri Colui che è con lo spirito del Paradiso,
si comunica a te in modo totalmente nuovo, impensabile;
e pur nella sua misteriosità, ti invita all’esperienza che fa
di te un essere sempre con lo stesso essere, ma con lo spirito
della novità.
Questa novità la sperimenti, qui nel Paradiso, vivendo
cose non diverse, ma diversamente quelle che tu vedi essere
le stesse cose.