Vai!

Iniziai il mio Pellegrinaggio seguendo una specie di

strada, una traccia invisibile che, più che fuori, sentivo

sprigionarsi e delinearsi lentamente e progressivamente da

me, dal cuore, sospingendomi in avanti. Io, davanti. E Lui,

dietro a me. Attraversammo un mercato stipato di cose e

stracolmo di gente, e mi meravigliai alquanto di come nessuno

si accorgesse di noi, di come non trovassimo in loro

alcun ostacolo nel nostro procedere. Finimmo poi nella

mischia di una battaglia furibonda; ma né armi né soldati

ci scalfirono, anzi, nemmeno la polvere ci rimase addosso.

Nessuno badava a noi, nessuno ci percepiva, nessuno ci

ostacolava. Proseguimmo attraversando un deserto in un

batter d’occhio e un oceano immenso in un baleno, sostando

invece alquanto in mezzo a un gruppetto di bimbi che

giocavano, e osservando, dapprima, il loro gioco.

Ripresi il nostro cammino solo quando mi avvidi che

era impossibile entrare nel loro gioco, e del tutto inutile il

cercare di afferrare la palla che ogni tanto sfuggiva loro,

rotolando sempre oltre i miei piedi. Lui, accanto a me, sorridente,

mi osservava divertito.

Finimmo poi in un’immensa fabbrica, rumorosa e anonima,

con tanti operai intenti al loro lavoro.

Passammo attraverso un gruppo di fedeli assonnati,

mentre un predicatore si sgolava inutilmente; finimmo poi

tra un gruppo di devoti danzanti e osannanti; poi in un

altro folto gruppo di prostrati silenziosi; infine, in mezzo

ad altri seduti a discorrere tra loro, quasi fossero dei funzionari

in un ufficio. Entrammo in una casa dove ognuno

era intento alle proprie cose: la donna al riordino della

tavola, i figli alla televisione; l’uomo, fuori, lucidava

accuratamente la sua automobile.

Proseguendo, ci imbattemmo in un giovane che stava

iniettandosi droga attraverso il braccio. Girammo l’angolo

e ci sedemmo sul gradino d’ingresso di una casa del

centro della città, accanto a un poveraccio che chiedeva

l’elemosina. Fu allora che Lui mi guardò, come in attesa;

e senza dirmi nulla mi fece capire: tira le somme!. Lo

osservai in silenzio, cercando di dargli la mia risposta.

Capivo che questo andare su e giù per il mondo, io davanti

e Lui dietro, mi stava suggerendo una specie di... non

saprei come definirla, se non così: una ‘sotto-missione’.

Una missione cioè non evidente, non percepibile al

momento, una missione ‘sotto’ tutte le altre ‘missioni’ di

commercio, di gioco, di lavoro, di guerra, di preghiera, di

vita manifesta e quotidiana.

Cose certo più concrete ed evidenti, al momento, queste.

Ma forse questa ‘sotto-missione’, che aveva proprio

l’atteggiamento principale della sottomissione - come era

stata la nostra presenza in quelle situazioni - questa missione

secondaria, era in effetti la prima, anzi: è l’unica,

quella destinata all’eterno, al Paradiso. Lo guardai: Lui

percepiva questo mio parlare silenzioso, e io percepivo il

suo silenzioso ascoltarmi.

Già: nel Paradiso - e qui ci incontrammo con il sorriso

- si vive di questa sottomissione gioiosa ed eternamente

vitale. Questa è anche la missione a cui è chiamato l’uomo

sulla terra, dunque? Sì. ‘Sottomissione’: potrei anche

descriverla, rivedendo il nostro Pellegrinaggio, come un

cammino di purificazione del silenzio. Un cammino di

scelta di silenzio, di offerta di silenzio, di un certo silenzio

e non altro, di un silenzio che permette e non vieta, che

apre e non chiude... e qui mi si rivelano altre infinite possibilità...

come viverle tutte? Lui, nel suo silenzio rasserenante,

è ancora la mia risposta: sia in Paradiso che sulla

terra, la ‘sottomissione’ è la missione più alta alla quale

siamo chiamati, fin dall’eternità e per l’eternità.

Mi rivedo, tra la gente del mercato, a rivivere con gioia

quel mio esser lì, e l’andare con loro dove sono loro, dietro

a loro, sottomesso, in silenzio, a partire dalla bancarella

della frutta, per cercare sempre di vivere il miglior frutto:

l’anima silente, sottomessa con gioia alla sua missione.

“Vai!” mi disse. Gli accennai di sì.

Terrestre

Si sta avvicinando, lo sento, il momento del mio ritorno. Percepisco piano piano il riavvicinarsi dell’atmosfera terrestre, che mi penetr...