Una facoltà poco usata, in Paradiso, è la memoria. Non
che venga meno; ma, in un certo senso, non se ne fa ricorso.
A che giova ricordare il passato, qui, mentre tutto è qui,
mentre hai da vivere situazioni tanto meravigliose e coinvolgenti
che superano infinitamente ogni tuo passato? Che
senso ha il guardare indietro, a mo’ di nostalgia? Di Lui
non sto a ricordare nemmeno quando ci siamo incontrati.
Né tantomeno mi volgo indietro, a considerare cosa o
come era prima di ora. Perdi, per così dire, l’attaccamento
alle situazioni, e questo ti fa allontanare definitivamente i
ricordi, e tutte le nostalgie. Anche perché tutto quanto hai
cercato di vivere come bene, qui lo vivi bene. Qui dunque
non si accumula l’esperienza, ma la si vive. Non c’è il saggio
e il meno saggio, l’esperto e il meno esperto, il vecchio
e il giovane, l’adolescente e l’adulto, ma tutti sono
allo stesso livello: vivono la medesima e unica gioia, pur
in modi originali, singolari e diversi. Qui tutti vivono nella
pienezza, e quindi tutti hanno esperienza. Si è come uno
strumento di gioia, nel quale ogni esperienza che vivi
passa e si perde, non perché negativa, ma perché lascia il
posto a una nuova, a una ancora più bella, a un’altra maggiormente
profonda. Tutti qui vivono la medesima esperienza:
il Pellegrinaggio della gioia. Perdi dunque per ricevere
meglio, ti svuoti per essere meglio in grado di ricevere:
ecco in che senso si è strumenti. Guardando a Lui che
mi è accanto, vedo realizzarsi concretamente questa situazione,
nel suo modo di essere illuminato, nel suo modo di
essere illuminante.
Questo perdere per ricevere, cammino eterno, ha come
espressione, qui in Paradiso, che tutti - non so fino a che
punto sia calzante l’immagine, ma non ne trovo un’altra -
hanno la stessa ‘età’. Sì, tutti hanno l’esperienza fondata
nell’eternità, e in concreto questo appare come un crescere
sempre più nella gioia, in un essere eternamente sempre
identici nell’età. Tutti hanno la stessa ‘età’, in questa eternità.
Ribadisco a me stesso che forse sto usando impropriamente,
qui in Paradiso, il vocabolo ‘età’. Potrei forse
meglio dire che tutti qui hanno in comune la medesima
‘immagine’. Guardando a Lui, ad esempio, non sono nemmeno
in grado di dargli un’età: adulto, giovane, attempato?
Boh!. Posso invece affermare con sicurezza che l’immagine
che io riscontro in Lui è quella di un illuminato e
di un illuminante. Ma circa la vera e propria età, non
saprei che età dargli.
L’’immagine’ mi dà più la possibilità di vedere in Lui
un’identità libera e trionfante. Sì, proprio perché ogni
volta che lasci, che ‘perdi’, qui in Paradiso, non è mai una
sconfitta, una perdita, ma è l’apertura a nuove possibilità.
È un perdere positivo, vincente, perché non ti fa appiccicare
addosso nessuna esperienza che ti potrebbe definire e
condizionare, nemmeno quando tu la considerassi la più
positiva e bella.
È come un fiume che scorre su di te, e tu ti lasci rinfrescare
e rinnovare da quest’acqua che tutto e sempre porta
via da te, disponendoti nello stesso tempo a ricevere sempre
più e sempre meglio l’acqua della sorgente. Anche
quello che ora sto vivendo e dicendo, lo perdo volentieri,
perché sento che questo è l’atteggiamento del Paradiso,
che ti proietta avanti, sempre oltre, senza mai fermarti, alla
scoperta continua del tuo pellegrinare, e a vivere sempre
più nel cuore del Paradiso: in Colui che lo è.
Sento anche che in questo perdere continuo scopri sempre
più di essere appagato: che non solo hai sempre tutto
ciò che ti necessita, ma sei anche più felice per la riscoperta
profonda della tua identità. Perdi insomma sempre più
tutti i fronzoli, anche minimi - potremmo dire, usando
l’immagine di qualcosa che qui non c’è: anche la ‘polvere’-
per riscoprirti sempre più te stesso.
Il Paradiso ti sfronda di tutto il possibile superfluo, per
farti riscoprire e realizzare, nella pienezza dell’eternità,
ciò che da sempre hai desiderato e cercato di vivere: il
cammino del tuo essere persona. Il Paradiso realizza ciò
che è profondamente umano.
E Lui, accanto a me, ne è la conferma: Lui è anzitutto
persona, pienamente ed eternamente in cammino.