C’è, sparsa, in Paradiso, come una segnaletica. Beh,
non certo fatta con cartelli stradali: non di questo tipo. Il
Paradiso è pieno di segni, a cominciare dal sole. Anzitutto,
lo puoi guardare, fissare, ammirare. È un sole che si lascia
guardare, e che ti guarda, fin che vuoi. E poi, è il segno più
immediatamente vicino a ciò che c’è in Paradiso.
Guardando il sole, ti è dato subito ciò che esso ti significa:
luce, calore, amore, gioia,... ed è più quindi che un
rimando, un segnale. E’, potremmo dire, un segno che ti
segna, subito. E così è anche per ogni altro segno, qui: le
realtà e le persone che incontri. Ma ciò che più ti fa colpo
e che ti segna, è il fatto di comprendere che il Paradiso non
è una cosa, ma una Persona, con la quale percepisci di
incontrarti sempre di più, e sempre più profondamente,
senza fine, in una sorta di Pellegrinaggio eterno di amicizia,
di incontro. Lo capisco con accanto il segno di Lui,
attraverso Lui che mi sta accompagnando, in questo cammino,
anche adesso.
Stiamo riposando nella beatitudine della contemplazione
dei segni. Ad ogni segno, c’è un certo timore, una sorta
di riverenza e di rispetto fatto di ammirazione.
E mentre pensi di dover rimanere a contemplarlo da
fuori, ecco che il segno stesso ti invita a entrare, a condividere,
a incontrare, a gioire di quella realtà personale che
il segno ti sta offrendo in dono.
L’esperienza che sento di avvicinare a questa, sebbene
nel paragone ne sia ancora molto lontana, è l’amicizia;
non quella che non sperimenti mai, astratta, generica, ma
concreta, quella del tenersi per mano, del parlarsi, dello
scambiarsi un bacio, una carezza, dell’abbracciarsi... Ma
non ci siamo ancora col paragone, in questo caso.
Questa intimità di gioia infinita è molto di più. Pensavo
che il Paradiso fosse tutta un’anima, uno spirito. E invece,
le realtà sono più concrete che mai.
È sì l’esaltazione dello spirito, ma insieme anche la pienezza
della concretezza. Puoi toccare, e fino in fondo, ad
ogni passo che fai, cos’è quello che stai vivendo. Ad
esempio, adesso che sono qui seduto accanto a Lui, io
sento come la pensa, sento ciò che sente, e come si sente,
vedo quello che scorre nella sua mente, sento di che cosa
è fatta la sua anima, percepisco come sta amando me, percepisco
come Lui mi percepisce. Non è per nulla un’invadenza,
questa situazione, no.
Infatti tra noi c’è sempre come un santo timore che
domina, che regola, che fa rispettare l’incontro per quello
che deve essere. C’è sempre una santità regolatrice che
passa tra noi, nel nostro esserci trasparenti, e che ci fa
chiedere e ci fa concedere l’un l’altro in questa regola, in
questa luce, in questa volontà. Solo in nome di Colui che
è il Paradiso io posso accedere a Lui. Solo in nome di
Colui che è il Paradiso Lui può accedere a me.
Così siamo, tra noi, segni della gioia del Paradiso.
Segni: che invitano, inviano, chiamano a questo
Pellegrinaggio. E il nostro riposarci ci carica di gioia. E la
gioia ci richiama al cammino, all’esplorazione, all’avventura.
Per andare alla ricerca di che cosa, se non della radice
di questa gioia?.
Già... da dove viene, come si produce, dove si radica,
dov’è la sua fonte?. Certo - entrambi ne siamo sicuri - non
è illusione il Centro del Paradiso. Certo - ne siamo altrettanto
sicuri - quella centralità non esaudirà totalmente né
esaurirà le nostre attese e le nostre domande.
Certi ne siamo che ci è dato di accedere a questo Centro
infinito. E il nostro desiderio cresce, insieme al procedere
del nostro cammino sereno e gioioso, passo dopo passo,
avvicinandoci sempre più a questo Cuore del Paradiso.